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Le radici, le persone e lo spirito dei distillati

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Prove tecniche di divulgazione: tre esperienze molto diverse

Grazie a un po’ di fiducia guadagnata in qualche anno di carriera da medianaccio, sono sempre di più le occasioni che mi vedono impegnato in esperienze divulgative. La cosa è di per sè molto positiva perché fino a qualche anno fa queste iniziative erano limitate e spesso fatte solamente in ambito “vinicolo”. Le tre più recenti, molto diverse tra loro, mi hanno permesso di confrontarmi con mondi non ancora da me esplorati, come quello dell’abbinamento col sigaro,  e di cercare di affinare un po’ la divulgazione in sentieri già battuti, come corsi e serate di degustazione.

aacorsoaaLa prima esperienza mi vedeva impegnato, insieme ad altri valenti blogger come i ragazzi di WhiskyFacile, in un vero e proprio corso sul whisky organizzato da Monica di Alcoliche Alchimie. Il corso si è articolato su cinque lezioni: mi sono cimentato su quella iniziale di introduzione, produzione, storie e tipologie di whisky per poi spostarmi sulla terza per provare malti di alcune zone di produzione (Islay, Islands, Highlands). La cosa che ho notato è che quando si parla di “corso” le persone hanno motivazioni differenti rispetto a serate di diverso genere in cui l’aspetto ludico spesso prevale sul resto. In questo caso il “fuoco” è rimasto molto alto per tutta la durata delle due lezioni ed è stato molto semplice condurre il tutto. Certo dopo circa 50 minuti l’attenzione serale inizia per forza a scemare, però la motivazione di fare un “corso” porta i partecipanti a stare più concentrati. Molto didattico partire la prima serata presentando whisky base di diversa tipologia: single malt, finishing, blended, blended malt e single grain.

Le seconda: serata con degustazione di 4 imbottigliamenti single cask/cask strenght presso Ego (Milano), cocktail bar sui Navigli che nasconde qualche chicca di nostro gradimento tra le sue mensole soprattutto perché la barlady Katerina non fa mancare questo piacere a se stessa e ai suoi clienti. Ecco i quattro magnifici Adelphi in degustazione:

  • Miltonduff 1982 30yo 52.7% cask #3714
  • Clynelish 1989 23yo 52.1% cask #3847
  • Tobermory 1994 18yo 58.8% cask #675031
  • Caol ila 1983 28yo 54.0% cask #1463
(foto da Vivimilano)
(foto da Vivimilano)

Quasi tutti stregati dal Miltonduff, a ragione, una caramella prelibata. Clynelish molto coperto ma con un po’ di pazienza e qualche goccia d’acqua svelava la sua magnificenza. Tobermory sherry cask controverso, con quelle sue tipiche note pungenti, quasi da polvere da sparo, che però svelano il carattere della distilleria. Caol Ila sontuoso e degno della chiusura, freschissimo come gli isolani giovani ma smussato da 28 anni di botte. Avevo paura che la gradazione piena sui molti neofiti presenti potesse avere effetti nefasti, invece tutti quanti ne sono usciti entusiasti. Quando c’e’ l’educazione al gusto e al bere di qualià si è già due passi avanti, ovviamente il ruolo del bartender è fondamentale per instradare le persone nella giusta direzione (può sembrare diseeducativo dire “giusta direzione” parlando di prodotti ben oltre il 50% di alcool). Ho cercato di bilanciare aspetti tecnici con aneddotica per non appesantire l’esposizione, spero di esserci riuscito, l’atmosfera è stata molto rilassata, le persone dopo un po’ sicuramente hanno preferito scambiarsi impressioni che stare sempre ad ascoltare me ma credo il tutto sia riuscito molto bene.

cigar2 cigar3Nel terzo caso una vera e propria novità. Abbinamento tra distillati e sigari, su cui Paolo vi dà qualche dritta, al Cigar Club di Bergamo. La mia esperienza in tema tabacco è alquanto povera e nemmeno troppo entusiasmante, un mondo che non ho mai amato troppo. Però è uno sporco lavoro e qualcuno deve farlo. In degustazione avevamo un Bourbon dei primi anni ’90, il Ten High, e poi 2 magnifici prodotti di Silver Seal: un Rum Guadaloupe e un Ben Nevis 22 che ha lasciato tutti a bocca aperta. Detto questo, discorso divulgativo a parte, che mi ha visto alternare la spiegazione dei prodotti col bravissimo relatore sui sigari, l’abbinamento ha rivelato alcune cose abbastanza soprendenti per un neofita:

  • Sigaro Partagas Serie E no 2 molto terroso, note tostate di caffé, asciutto con la parte finale molto speziata. I più esperti di me hanno accostato questa “secchezza” del sigaro, non usuale per un Partagas, ai Montecristo.
  • Bourbon freschissimo in bocca, sembrava di bersi una bicchiere di menta. Probabilmente il fumo ha portato a saturazione molti dei recettori gustativi lasciando quasi inalterata la percezione retrolfattiva. La cosa positiva è che il fumo ha praticamente azzerato le note aggressive alcoliche tipiche dei Bourbon con maturazioni brevi (questo era uno straigtht, quindi un paio d’anni di botte).
  • Rum azzeccato fino a metà sigaro, per un terzo e mezzo diciamo, poi il fumo cominciava a prendere il sopravvento.
  • Ben Nevis imperiale, persistente, oleoso, forse vinceva rispetto al sigaro da un punto di vista di persistenza, ma non lo sovrastava. Spettacolare per esaltarne la complessità, abbinamento che strizza più l’occhio agli amanti del whisky che del sigaro. Ma tutti sono rimasti entusiasti del prodotto. E vorrei vedere.

cigar1Filone fumo-distillati da approfondire un po’, anche se a fine serata a forza ti riaccendere il sigaro ero un po’ provato e cominciavo a prendere un colorito simile alle sale operatorie.

Questo post potrebbe apparire un po’ autocompiacente, mi spiace che lo sia solo un po’. Ma come diceva Frassica, lo spettacolo lo fate voi.

5 pensieri riguardo “Prove tecniche di divulgazione: tre esperienze molto diverse

  • Cavolo, non sapevo della degustazione al “Ego” di milano, sarei venuto volentieri anche perché non dista molto dal mio ufficio.
    Ma dove era pubblicizzato?

  • Com’era il Guadalupe32yo ??
    Ne ho una bottiglia che è un pezzo che vorrei aprire ma alcune persone che l’hanno assaggiato mi hanno consigliato di tenerla chiusa (e non era un complimento)!

    Francesco

  • Opssss….. errata corrige.
    Quella è un altra bottiglia!
    Eppure avevo letto da qualche parte che dovevi fare una serata con il Guadalupe32 Cigar Choice.
    Va bè, se l’hai bevuto/usato da qualche parte la Domanda Resta!

    Francesco

  • @francesco si il 32 l’abbiamo assaggiato in un’altra degustazione a Pavia di cui scriverò. Al naso molto intrigante, in bocca legnoso e amaro ma di certo tutto fuorché cattivo, certamente sul confine massimo di maturazione, quindi giocano anche gusti personali. Sicuramente poco armonico naso/bocca. Davanti a bottiglie di quel prezzo il dubbio se aprirle o meno c’e’ sempre sencondo me.

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