“L’ho visto su un sito a 4000”: i prezzi delle bottiglie da collezione

L’ennesima discussione, anche sgradevole con tanto di contumelie, con chi crede di aver trovato l’oro, spesso un vecchio Macallan, mi spinge a organizzare in uno scritto, spero chiaro e strutturato, alcune considerazioni che tocca ribadire e sottolineare ma che purtroppo sono comprese da pochi. Posso essere piuttosto tranquillo e distaccato nello scrivere questa cosa sia perché non ho spirito collezionistico, sia perché le bottiglie che compro sono in ottica di consumo e non di profitto e, terzo, e non ultimo, non ho abbastanza soldi per questa fascia di prodotti.

Scenario tipo: la persona X trova la bottiglia Y di un parente/amico, senza sapere ovviamente di cosa sta parlando. In alcuni casi si tratta di bottiglie di poco valore ma mettiamoci nel caso di bottiglia dal valore collezionistico, diciamo un Macallan millesimato, ad esempio, facciamo un esempio eclatante prendendo l’anno di nascita di due persone a me care, il Macallan 1938 Red Ribbon di Rinaldi. Uno dei rovesci della medaglia di internet è proprio che standosene seduti e usando Google si diventa esperti di qualcosa in cinque minuti, persino di collezionismo di whisky. Quindi con sicumera andate su Google e cercate “Macallan 1938 Rinaldi”, guardacaso il primo sito che vi esce è questo. Cavolo sono 12.500 euro, sono ricco! Ovviamente il venditore pigro non va a vedere altri prezzi di altri rivenditori (se ne trovano sotto i 7.000 euro ad esempio) ma si tara su quella cifra. Il compratore si approccia al venditore offrendo diciamo 5.000 euro. Il campionario delle frasi a fronte di una valutazione non considerata congrua è: “Eh ma questa è una offerta offensiva”. “Eh ma te vuoi fare il furbo”. “Eh ma te vuoi fregare”. “Eh ma te vuoi fare il colpo della tua vita”. Tutte seguite dalla frase “eh ma su un sito l’ho vista a più del doppio“. Oppure “un giapponese mi ha offerto 8.000 euro“; oppure “l’ho vista in asta a 7.000“.

Quindi ecco alcune considerazioni personali, che spero siano utili a chi capiterà su questa pagina.

Collezionismo: Gli oggetti “da collezione” seguono regole diverse dagli altri articoli. Prima cosa se il vostro acquirente è un collezionista e ha interessa particolare all’oggetto (“mi manca solo quella”) può spendere qualcosa in più e potreste realizzare una cifra superiore al “normale”. Ma tenete presente che anche le condizioni della bottiglia (livello, conservazione di capsula, etichetta ecc) hanno la loro importanza. Tanti anni fa imparai una lezione che difficilmente potrò scordarmi. Trovai in cantina dei fumetti, non erano di particolare valore ma non mi andava di buttarli e decisi di mettere un annuncio su ebay. Le condizioni dei giornaletti mi sembravano buone, erano, per me, ovviamente un po’ ingialliti, misi qualche foto e li vendetti a un ragazzo calabrese per poche decine di euro. Quando ricevette la merce mi contattò molto contrariato dicendo che le condizioni erano pessime e che per la rabbia li aveva gettati via. Mi rimproverò di aver scritto “buone condizioni” dicendomi che per un collezionista quel tipo di deterioramento, che per me era normale, era per un collezionista inaccettabile. Capendo la mia buona fede ci aggiustammo e la cosa finì lì. Beh, non crediate che chi spende qualche migliaio di euro sia disposto a tollerare di pagare a prezzo “pieno” una bottiglia non in perfette condizioni. Condizioni che, se non siete esperti, difficilmente potete valutare.

Vendita a professionisti del settore: Se vi rivolgete ai professionisti del settore tenete presente che pure loro devono campare come dovete campare voi, e quindi fare margine. Se ve la comprano a 10.000 euro a quanto la devono vendere (vedi punto seguente)? Quindi chi vende necessariamente lo fa per guadagnare, ma anche chi compra, soprattutto se commercia, deve avere un vantaggio in prospettiva, non rimproverateli della loro offerta.

Vendita a privati/collezionisti: se vendete allo stesso prezzo o poco meno di un negozio, chi si prende il rischio di perdere le garanzie che darebbe un riconosciuto professionista del settore? Se un negozio vende a 12.500 e voi a 11.000 vi sentite competitivi? Tenete anche presente che girano molti falsi. Che garanzie date?  Tenete anche presente che con le recenti regole per tracciare i pagamenti teoricamente non potreste movimentare contante sopra i 1.000 euro e ultimamente l’Agenzia delle Entrate si fa parecchie domande sul vostro tenore di vita. In ogni caso la vendita da privati se rimane in Italia e la vendita è occasionale dimostrata da documento di cessione da privati è, da quel che mi risulta, in regola. Su ebay le cose si stanno complicando e si usa lo stratagemma di classificare l’articolo come oggetto da collezione e non come “sostanza alcolica”, questo ha spesso protetto anche i falsari dalle denunce (si vende non il contenuto ma l’oggetto).

Spedizioni all’estero: non trascurate anche dove si trova il compratore, ricordate che state movimentando una cifra importante e che si tratta di alcool, che non gira liberamente per il mondo tanto facilmente. E se arriva rotta o non arriva affatto? Bell’affare avete fatto. Il famoso giapponese che vi offre 8.000 non è detto che vi faccia guadagnare di più e soprattutto vi permetta sonni tranquilli: spedire le bottiglie di alcolici all’estero da privati non è come mandare un piego di libri; è quasi certo che vi blocchino la spedizione e vi appioppino una bella salassata di accise, sempre che la bottiglia torni indietro. Ah poi volete mandare 8.000 euro di valore senza assicurazione? Vi conviene prendere l’aereo e portarla direttamente, altrimenti ci dormireste la notte? Altro punto, pur essendo remoto e senza fare del terrorismo: se superate la quantità massima di alcool esportabile all’estero (nella UE sono 10 litri di spiriti) potreste anche beccarvi la denuncia di contrabbando.

Dove avete visto il prezzo:  Una bottiglia di vino al ristorante stellato o all’enoteca in centro vi costa uguale che nell’enoteca di paese? Ecco lo stesso vale per altri prodotti, soprattutto quando il web è usato come vetrina e può essere visto da persone in tutto il mondo che magari hanno disponibilità di spesa superiori alla vostra o hanno lo stesso articolo in vendita al prezzo più alto (vedi il giapponese di prima). Se prendete quindi come riferimento i prezzi di The Whisky Exchange vi consiglio di prendere un aereo per Londra (costano poche decine di euro oramai) e farvi un giro a Vinopolis, nel cuore della perfida Albione, dove c’è TWE. Entrate e guardate posizionamento, spazi e qualità del servizio. Anche se non siete esperti magari una idea dei costi di gestione del posto ve la potete fare. Se poi non lo sapete, i proprietari,  Sukhinder e Rajbir Singh, hanno credo una quarantina di dipendenti e un magazzino pieno di whisky fuori Londra sorvegliato giorno e notte, che vuol dire avere “una fortuna” ma considerando il prezzo attuale del whisky, che non è detto duri. Quindi anche rischio imprenditoriale e un bel capitale immobilizzato e sicuramente debiti con le banche. Inoltre solo a 400 metri da uno dei poli finanziari più importanti del mondo, dove forse qualche quattrino in più che nella periferia di Pero gira. Guardatevi magari lo stesso imbottigliamento su un sito specializzato o negozio italiano, tipo WhiskyAntique o Bar Metro. Probabilmente lo stesso imbottigliamento costa meno, non perché il buon Massimo Righi o Giorgio D’Ambrosio siano dei benefattori dell’umanità ma perché sanno fare bene i conti, la cifra gli garantisce il margine per la loro attività e possono trovare acquirenti pur non svalutando il prodotto. Ah poi magari potreste anche capire che spendere 10.000 sterline comprando su un sito non è come comprare su Amazon, esiste anche quella che si chiama trattativa, pensate che chi è interessato a bottiglie del genere compri senza batter ciglio e non alzi il telefono? Ecco comunque, se volete anche voi incassare queste cifre aprite un negozio, prendetevi il rischio impreditoriale, pagate tasse e spese di gestione, IVA e Irpef sul guadagno e vedrete che alla fine vi rimane in tasca meno della metà (considerando che poi che avrete anche speso qualcosa per comprare la merce e non abbiate trovate l’oro nella cantina del nonno o del bar di paese).

Vendite in asta: spesso il meccanismo competitivo delle aste (due compratori che si scannano) porta i prezzi di alcuni battute oltre il prezzo normale di un oggetto. Tenete comunque in considerazione che quel prezzo comprende una percentuale del sito di aste (anche il 40% sul sito che va per la maggiore) e le spese che dovete sostenere nella spedizione dell’oggetto, con il rischio che non venga nemmeno accettato. L’asta non è detto che comunque vi porti quanto vi aspettate, comporta ovviamente dei rischi.

Vendita del singolo articolo o in blocco: se avete per le mani più di una bottiglia potreste valutare la possibilità di vendere il tutto in blocco (teoricamente vendere singole bottiglie vi mette a rischio di apparire come commerciante illegale, certo dipende da quanto denaro movimentate). Se vendete in blocco non potete pretendere di fare la somma dei valori delle singole bottiglie, ma si applica un forfait. Il consiglio è che nel forfait mettiate anche le bottiglia di nessun o poco valore, in modo da liberarvene lasciando alto il valore dei “pezzi forti”. Smantellare una collezione cercando di massimizzare il profitto potrebbe anche non essere una buona idea (vedi anche punto seguente).

Il vostro tempo: nella valutazione cercate di capire anche se il vostro tempo per la gestione dell’affare a costo zero: dovrete telefonare, incontrare, parlare, organizzare ritiri e spedizioni e le pillole per dormire finché la bottiglia è arrivata a destinazione. E non avete in molti casi le competenze di cui sopra.

Se non vi ho convinto me ne faccio una ragione, mi basta avercela, la ragione.

 

16 pensieri riguardo ““L’ho visto su un sito a 4000”: i prezzi delle bottiglie da collezione

  • 31 Ottobre 2014 in 07:12
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    Sottoscrivo al 1000% codesto prolisso scritto, che inserisce a pieno diritto l’autore nel novero dei grandi romanzieri russi.

  • 31 Ottobre 2014 in 07:57
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    Prendendo spunto dalla risposta di Pino, vi propongo un “affare”!!! Davide e Pino diventano un unico scrittore, coperto da pseudonimo, cominciano a scrivere romanzi (ne avete tutte le capacità)e io li faccio pubblicare, diventando il vostro “press agent”. Che ne dite?
    A parte gli scherzi, articolo davvero esaustivo sul complicato mondo del collezionismo e del “presunto” affare che chiunque pensa di scovare trovando una bottiglia nella soffitta, o qualche volta in cantina. Il collezionismo serio è altra cosa (leggete l’articolo di Pino su Valentino Zagatti); le bottiglie, per me, hanno motivo di esistere se vengono consumate.

  • 31 Ottobre 2014 in 09:17
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    Pino è chiaramente un omaggio a te, con tanto di esperienza personale a sfondo morale. A scuola sono sempre stato molto conciso (i miei temi erano i più corti della classe, dico di quelli che prendevano bei voti) ma quando mi fanno inalberare tendo a scrivere di getto. Ora vediamo che pseudonimo usare, che ne pensi di Pjotr Labazov

  • 31 Ottobre 2014 in 10:31
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    Sebbene sia nato lo stesso giorno di Lev Tolstoj, ho sempre più amato Fedor Dostoevskij, pertanto Labazov mi sta stretto. Proporrei, invece, visto il tuo cinismo,Aleksej Nilic Kirillov.

  • 31 Ottobre 2014 in 16:27
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    mi sa caro Pino che confondi la lucida analisi col cinismo e il nichilismo col cinismo stesso. Secondo alcuni studiosi persino Leopardi era nichilista ma io non mi trovo affatto d’accordo. Sarebbe utile la visione di Jacopo.

  • 31 Ottobre 2014 in 17:30
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    Alla base di ogni nichilista c’é del cinismo che maturera’ in nichilismo nel corso degli anni.
    Può darsi che a te non accada essendo individuo con passioni

  • 31 Ottobre 2014 in 21:25
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    Tutti i nichilisti sono cinici ma non è detto che tutti i cinici siamo nichilisti?

  • 31 Ottobre 2014 in 23:06
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    Penso di si.
    É pronta la bomba a quattro mani ?

  • Pingback: QUANTO VALE IL COLLECTOR'S CORNER DI WHISKYNEWS.IT?

  • 7 Novembre 2014 in 23:10
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    Articolo perfetto!

    Dì la verità che l’intento dell’articolo è di scoraggiare il collezionismo, pratica orrenda e spesso masochista (mi piace chiamarla necrofilia alcolica)!

    Per quanto, se non ci fossero questi ignobili accaparratori di soli soldi assetati, noi ubriaconi dal naso rosso e bitorzoluto non potremmo avere il sottile brivido di strappare dalle loro grinfie la bottiglia dell’agognato nettare e di aprirla seduta stante, godendone immensamente (alla facciaccia loro).
    Noi, le bottiglie, le facciamo rivivere (e vuotare)!

    Con simpatia,

    ifg

  • 10 Novembre 2014 in 13:30
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    Purtroppo visti i prezzi attuali, anche per i collezionisti si è fatta dura, una volta erano quasi tutti degli amanti anche del contenuto e se ne compravano 3 bottiglie (tieni, apri, rivendi/scambia). Ora, prezzo a parte, di Port Ellen delle Special Releases ne vengono distribuite forse 3 bottiglie in tutta italia

  • Pingback: Intervista a Matteo Menestrina (Just Whisky Auctions) | Angel's Share

  • 18 Giugno 2018 in 19:37
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    un articolo eccellente: preciso, scritto semplicemente ma che offre una panoramica ampia e tanto profonda quanto può comprendere una persona (come me) digiuna della materia. stavo vagando sul web alla ricerca delle risposte che ho trovato qui in carattere generale. ora devo mettermi all’opera e studiare un po’ per capire cosa fare della collezione (credo povera) che ho acquistato 😉

  • 13 Luglio 2018 in 09:43
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    Un ottimo articolo che ho ricevuto molte informazioni sul cibo necessario per perdere peso

  • 16 Novembre 2020 in 20:54
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    ho a casa delle bottiglie di Martini blu… un aperitivo che non è mai uscito sul mercato.. potrebbero avere qualche valore?

  • 17 Novembre 2020 in 08:14
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    Paolo, se trovi un collezionista accanito potrebbe pagartele bene, ma non vi c’e’ un mercato florido su vermouth e liquoristica. Ma ci sono comunque tanti collezionisti.

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