Capitali bevuti e fumati: il vizio paga

Arrow-upIl grande Lou Reed cantava in Vicious “You’re not the kind of person that I’d even want to meet”. George Best ci ha deliziato con altre massime sui vizi che fanno sorridere ma che ovviamente non gli hanno fatto bene molto alla salute e alla carriera. Secondo uno studio di tre eminenti economisti della London Business School, Elroy Dimson, Paul Marsh e Mike Staunton, riassunto dal FTgli investimenti fatti in alcool e tabacchi sono stati molto più redditizi di altri settori considerati moralmente più sostenibili e “sobri”, come i settori tecnologici.

Chi avesse messo un dollaro sulle compagnie americane del tabacco nel 1900, con i vari dividendi reinvestiti opportunamente, ora avrebbe un capitale di 6.28 milioni di dollari. Se invece aveste voluto puntare una sterlina sull’industria britannica di birra e distillati, ora avreste (i vostri eredi avrebbero) 243.152 sterline. La tecnologia? Beh pare che non abbia reso molto, solo 2.280 volte il capitale e le compagnie navali solamente 1.225.

Uno dei fattori sicuramente di successo è dovuto al fatto che sono due settori che sono rimasti molto presenti nel mercato, proibizionismo americano a parte, mentre altri settori industriali sono nati, morti e sostituiti da altre tecnologie. Ai primi del ‘900 circa due terzi del mercato in US erano occupati dall’industria ferroviaria (il 50% in UK) e le industrie tessili e dei telegrafi erano preponderanti. Queste poi sono scomparse e hanno lasciato spazio, ad esempio, all’industria aereospaziale e al software. Tabacco e alcool sono rimasti sempre al loro posto.

La ricerca non fa una pura speculazione numerica ma cerca anche di trovare un nesso sociologico a questo fenomeno. Se state leggendo sicuramente non siete degli innocenti curati di campagna dediti alla cura delle anime; quindi vi piace certo sapere che esiste un fondo d’investimento che è composto solo da titoli “del vizio”: si chiamava Vice Fund ma ora l’hanno ribattezzato Barrier Fund. Esisteva anche un indice conentente i titoli del vizio, chiamato ISE SINdex ETF che veniva contrattato sul NYSE ma che ha chiuso i battenti. Questo suggerisce il fatto che esiste una ipocrisia di fondo e che rendere troppo esplicito l’uso che i trader fanno del denaro non piace a chi mette i soldi, che vuole vivere nell’apparenza di essere “una brava persona”. Dimson sostiene che le performance del settore del vizio di fatto ha successo anche per l’effetto che gli investitori “etici” hanno; infatti questi ultimi non comprando questo genere di titoli ne favoriscono la circolazione, mantenendo il prezzo basso, e quindi indirettamente fanno il gioco dei pochi investitori che non si fanno scrupoli che possono acquistare a prezzo basso titoli con ottimi dividendi.

Insomma vi suggeriscono di non farvi attirare troppo dagli hype delle nuove tecnologie ma di fare cassetto con settori ben stabili e magari dove ci si diverte pure.

E’ il caso di dire che mai il vizio fu più virtuoso.

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