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Thomas Risk e l’affare Guiness/Distillers

Da wikipedia

Pochi giorni fa è venuto a mancare Thomas Risk, ex governatore della bank of Scotland. Prima che vi parta un “chissene”, come è successo a me prima di leggere tutta la storia, magari abbiate un po’ di pazienza.

Dicevamo di Thomas Risk (nomen omen) deceduto a quasi 90 anni il 27 giugno scorso. Avvocato e uno dei migliori governatori della BoS dal 1981 al 1991. Il nome totalmente sconosciuto per i non addetti ai lavori (e quindi anche a me) fu coinvolto, suo malgrado, in uno scandalo a metà degli anni ’80, noto anche come Risk affair e parte di uno scandalo ben più grande e conosciuto e cioé il Guinness affair. Vi risparmio tutta la carriera di Risk per saltare direttamente ai fatti che ci riguardano più da vicino.

Nel 1985 Argyll Group, che raccoglieva attorno a se diversi marchi di supermercati e grandi magazzini, inizia una attività di lobbying per comprare Distillers Company, il più grande gruppo produttore di scotch whisky del tempo. Le velleità furono bruscamente interrotte nel Gennaio del 1986 quando Guinness annuncia di aver raggiunto un accordo con Distillers per una fusione. Argyll provò a controbattere con una controfferta ma Guinness si mette al riparo perfezionando l’accordo e accordandosi anche sul consiglio d’amministrazione che avrebbe controllato la nuova azienda con base a Edinburgo. E qui entra in gioco il nostro Risk. Ernest Saunders, allora Guinness chairman e chief executive, dice ai quattro venti e per raccogliere credibilità di aver raggiunto un accordo con Risk, nonostante le sue iniziali resistenze, per farlo diventare chairman della nuova azienda. Ma quel galantuomo di Saunders, appena avuto il controllo di Distillers, dice a Risk di aver cambiato idea e che sarà lui stesso a capo del gruppo. Ovviamente la cosa attira su Risk delle critiche ma rimane comunque governatore e porta la BoS a ben 7 anni di profitti crescenti.

Ma la storia non finisce qui almeno per il nostro Saunders. Concluso il Risk affair abbiamo da districare il Guiness affair  che non è altro che una frode di borsa la cui portata è misurabile anche nelle pubblicazioni ad esso dedicate, almeno 5.

Beh diciamo che considerati quelli di casa nostra tra vari tentativi di scalate bancarie, si tratta di un modello classico. Guiness cerca di prendere il controllo di Distillers, ma Guiness è molto più piccola e quindi ha bisogno di una “lievitazione”. La truffa sta quindi nel tentare di gonfiare il prezzo delle azioni in modo da poter essere credibili in una scalata a Distillers.

Facendola breve, il processo porta alla luce il fatto che Guiness abbia convinto con 38 milioni di dollari ben 11 aziende a rastrellare 300 milioni di dollari di azioni facendo impennare il prezzo dell’azione del 25%, un effetto contrario a quello che succede di solito, dove l’acquirente in una fase di fusione, vede il valore dell’azione scendere. I quattro coinvolti direttamente sono, oltre a Saunders, Gerald Ronson, Jack Lyons e Anthony Parnes. Saunders si difende dicendo che questa è una pratica diffusa e non illegale, cioé quella di usare le reti di conoscienze per acquistare azioni.

Il primo processo, Guinness One, finice nel 1990 e sentenzia contro i responsabili: Saunders (5 anni), Ronson (1 anno) e Parnes (2 anni e mezzo). Ronson deve pagare 5 milioni di sterline, Lyons 4. Ronson, Parnes e Lyons anche 440.000 sterline di spese.

Successivamente Saunders prova a farsi passare per malato di Alzheimer, in appello comunque gli viene ridotta la pena a due anni e mezzo. Si susseguono altri due processi conclusi nel 2002 senza ultreriori colpi di scena, oltre a un ricorso alla Corte Europea di Giustizia che vede però in questo caso Saunders vincitore sanzionando come non corretto il processo essendo stato forzato dall’ispettore del Dipartimento del commercio e industria a rispondere alle domande e non rispettando quindi il diritto al silenzio. Questa sentenza non ha effetti comunque sui giudizi successivi.

Ovviamente le sentenze non modificano la transazione e quello che succede dopo la fusione Guiness/Distillers lo sapete; per i meno informati i passaggi sono United Distillers e poi con altre fusioni si arriva nel 1997 al gruppo Diageo. In una sorta di giochino sliding door, chissà cosa sarebbe successo se Distillers fosse passato ad Argyll.

 Se qualche uomo di legge riscontra strafalcioni, non si tacci.

Referenze

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