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Il dibattito attorno alle mosse di Diageo in Scozia sembra infiammarsi sempre di più.
Il Financial Times consiglia gli scozzesi di mettere da parte isterie a nazionalismi per evitare di scoraggiare investimenti futuri di altre multinazionali.

Facendo l’avvocato del diavolo, quando Maggie smantello’ l’industria britannica non mi pare che ci furono reazioni pacate e non mi pare che in UK adesso le multinazionali siano assenti. Penso che la reazione scozzese sia del tutto legittima, anche se magari avvelenata da spruzzate di nazionalismo, considerato anche che non si tratta di una regione ricca. Senza contare che chiudere uno stabilimento con 200 anni di storia e con varie famiglie coinvolte nei tagli possa portare disagi sociali non indifferenti.
Cercando di non cadere nel “benaltrismo”, il caso delle fabbriche in Francia messe sotto carica cosa dovrebbe comportare quindi per gli investitori?

Nel frattempo la politica e i sindacati si muovono per cercare di mitigare il danno.
Il ministro delle finanze Swinney intima a Diageo di “ascoltare la voce della Scozia”. La Scottish Enterprise, azienda governativa che si occupa dello sviluppo, sta cercando una alternativa di business per salvare lo stabilimento e dovrebbe preparare un business case nei prossimi giorni.

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