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Le radici, le persone e lo spirito dei distillati

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Whisky Live Paris 2011 – Parte Seconda

Un titolo idiota poteva essere “E’ arrivato mio cuGin”, considerando che oramai i punti di contatto tra il nostro distillato preferito e i gin “botanici” sono davvero tanti. A partire dal fatto che si usa la distillazione discontinua a batch e che molti di questi distillati bianchi sono fatti proprio nelle distillerie che conosciamo bene.
Il whisky Live di Parigi è stata un’ottima occasione per assaggiarne alcuni e per fare una chiaccherata con Geraldine Coates, editrice del sito Gin Time e che si occupa del prodotto da almeno dieci anni, quando era caduto nel dimenticatoio anche tra gli inglesi, tranne che per la regina madre che se ne faceva diversi cicchetti (penso sia arrivata oltre i 100 anni non per quello ma perché non ha mai lavorato).

Geraldine dice che l’artefice della rinascita di questo distillato bianco il lancio qualche anno fa del Bombay Sapphire Gin, uno dei marchi considerato “premium” soprattutto dalle nostre parti, dove la qualità  dei distillati da miscelazione é mediamente scandalosa. Questo marchio ha messo in moto la new wawe dei gin e, considerato che molti colossi del beverage hanno distillerie di whisky, si sono sfruttati i vantaggi di produrre in small batch usando appunto gli still dei single malt. E’ il caso del Botanist di Bruichladdich, di Hendricks di William Grant o del Caorunn di Inverhouse prodotto a Balmenach.
Il gin insomma sta tornando in auge e devo dire che dopo anni di robaccia che a solo sentire l’odore mi veniva mal di testa, ho avuto la possibilità di rivalutarlo anche senza mischiarlo con la tonica. Geraldine sottoline come sia cambiato completamente il clima attorno a questo distillato, finito nel dimenticatoio anche in patria.

Ma non abbiamo solo parlato abbiamo anche provato qualche prodotto, non nessariamente “scozzese”.
Il Carounn di Inverhouse è di fatto scozzese anche se contiene erbe in giro per il mondo. Aromatizzato con il Rowan Berry (il cui nome celtico è proprio Carounn). Contiene 11 erbe tra cui il ginepro italiano, semi di coriandolo bulgari, arancio e limone del libano, corteccia di cassia indonesiana, radice di angelica francese, mela, mirto, erica e dandelion delle highlands scozzesi oltre che l’ingrediente fondante, il Rowan Berry. Il prodotto è molto profumato e delicato, quasi vellutato, non esattamente un english gin tradizionale ma molto più gentile. A me è piaciuto molto. Costa credo attorno ai 35/40 euro.

Piacevole sopresa è stato il gin tedesco della foresta nera, il Monkey nella versione distiller cut. Questo si più “London” con un profumo più deciso e aromi di ginepro più marcati. Un vero dry gin.
Ultimo assaggio il N 3, simile al Monkey ma meno equilibrato e più “rude”, mi ha meno entusiasmato.

Insomma tutto il nostro snobismo da cultori del single malt comincia a scricchiolare e ci stiamo aprendo anche a nuovi aromi e sapori. Purchè siano di alta qualità  e abbiamo più di 40 gradi…

Whisky Live Paris 2011 – Parte Prima
Resoconto su I Love Laphroaig
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4 pensieri riguardo “Whisky Live Paris 2011 – Parte Seconda

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